Rassegna stampa – a cura di Marco

Diritti e diversità

Vi racconto la cicatrice: il diritto di aborto trasformato in tortura. In nome di tutte

Una testimonianza sul rapporto quotidiano nel nostro paese tra il diritto di aborto e il diritto di obiezione.

L’aborto e la memoria

La grandezza di una società si vede da come tratta i suoi figli più fragili: questo sarebbe un modo vero di onorare la memoria dell’orrore dell’Olocausto, far sì che mai più nessuno possa decidere della vita di nessun altro, soprattutto dei più deboli, che la comunità si stringa per dare tutti una mano affinché nessuno venga lasciato indietro.

Il ginecologo Dellino: «Vi racconto il dolore visto nelle donne che abortiscono» 

Una sentita lettera aperta è quella sottoscritta dal professor Donato Dellino (ginecologo del Consultorio Diocesano di Bari) e da sua moglie Rosanna Lallone (esperta Walfare, già dirigente ai servizi sociali della Provincia di Bari). In questo estratto il ginecologo racconta la propria esperienza e facendolo sottolinea le ricorrenti inadempienze nell’applicazione della legge 194.

Politicamente corretto? Inutile discuterne

“Anch’io dico la mia sul tema: so di cosa si tratta, so da dove viene ma è impossibile parlarne civilmente con i suoi sponsor…”. Un’analisi pungente della politically correctness.

Cos’è il “politicamente corretto”?

“Il mito di un politicamente corretto che sacrifica il libero pensiero per uniformarlo all’eccessiva sensibilità verso il genere, la razza e l’orientamento sessuale è il più vecchio e certificato dei miti politici contemporanei […]. Lo scopo di questo mito è di minare ogni sforzo di cambiamento, presentandolo come un sabotaggio, un attacco a una società che è fondamentalmente sana e non ha bisogno di essere riformata.”

DDL Zan, Marco Rizzo (Partito Comunista): «Favorisce mercificazione della vita»

Intervista a cura di Luca Marcolivio. – “…se una famiglia di due persone consuma due, quelle due stesse persone disaccoppiate, consumano 1,3 a testa. Le grandi multinazionali, quindi, non guardano tanto alla cultura o all’ideologia, ma ai volumi di consumo.”

La legge Zan tra norma e sovversione

La legge risponde a una situazione concreta: in Italia le aggressioni nei confronti di gay, lesbiche, trans, bisessuali e persone che manifestano comportamenti che non si conformano alle norme di genere sono quotidiane, costanti e spesso taciute. Non solo: secondo il rapporto Rainbow Europe di Ilga, l’Italia riconosce alle persone LGBTQIA+ il 23 per cento dei diritti che garantisce agli altri cittadini. La legge contro l’omobilesbotransfobia prova a colmare questo vuoto, proponendo delle aggiunte alla legge Mancino, che condanna chi diffonde odio razziale e incita a crimini su questa base. Questo è di per sé rilevante, perché riconosce una realtà a lungo sperimentata da una parte del movimento LGBTQIA+ e transfemminista: le alleanze tra persone LGBTQIA+ e persone oggetto di razzismo e l’idea che non si possa lottare per i propri diritti senza riconoscere quelli degli altri. Chiedendo l’estensione della legge Mancino, invece che una legge ad hoc, il ddl Zan riconosce, a differenza di altre proposte di legge contro l’omofobia (che si susseguono dal 1996), il carattere divisivo, conflittuale, politico dell’inclusione che si richiede, perché s’inserisce in una legge di chiara impostazione antifascista. Certamente questo può essere un esempio di linguaggio che si serve di termini dai significati mutevoli e aperti, sempre in divenire a seconda delle lotte che li accompagnano, ma che allo stesso tempo ci dice che sottrarsi alle norme di genere provoca aggressioni. E questo è utile non tanto per garantire una maggiore repressione o pene più aspre – che arrivano dopo che i fatti sono compiuti e che non sono una risposta efficace a problemi strutturali della società – ma per fissare un confine tra cosa è accettabile e cosa no e per mettere in campo forme di tutela preventiva (analisi statistiche per conoscere meglio il fenomeno, percorsi formativi) e di supporto reale, come i centri antiviolenza, oggi quasi assenti in particolare per uomini gay e persone trans.

Il ddl Zan smontato pezzo per pezzo da una prospettiva libertaria: ecco perché sarebbe una legge pericolosa

Di Andrea Venanzoni, del 4 Mag 2021 – “… si legifera sulla spinta incalzante della emotività, senza davvero ragionare in termini penalistici e gius-filosofici, senza valutare concretamente l’impatto che una data norma finirà per produrre nel cuore della nostra società.”

Restiamo liberi

Il parere sul DDL Zan, chiesto alla giornalista Costanza Miriano, dalla Commissione Giustizia della Camera.

Cosa è e cosa non è la teoria del gender

“Ma la natura non è omofoba. Anzi. Nel libro In crisi d’identità, Gianvito Martino, direttore della divisione di Neuroscienze del San Raffaele di Milano, spiega (e documenta) che è un gran paradosso etichettare l’omosessualità, ma anche il sesso non finalizzato alla riproduzione, come contro natura. Ci sono infatti organismi bisessuali, multisessuali o transessuali, la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro sopravvivenza. Additare quindi come contro natura certi comportamenti significa ignorare la realtà delle cose, scegliendo deliberatamente di essere contro la natura.
“Inoltre, – aggiunge lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, ordinario di psicologia dinamica alla Sapienza di Roma – non solo ciò che è considerato caratteristico della donna o dell’uomo cambia nel corso della storia e nei diversi contesti culturali, ma anche il concetto di famiglia ha conosciuto e sempre più spesso conosce configurazioni diverse: famiglie nucleari, adottive, monoparentali, ricombinate, omogenitoriali, allargate, ricomposte, ecc. Delegittimarle significa danneggiare le vite reali di molti genitori e dei loro figli. Ci sono molti modi, infatti, di essere genitori (e non tutti sono funzione del genere). Non lo affermo io, ma le più importanti associazioni scientifiche e professionali nel campo della salute mentale dopo più di quarant’anni di osservazioni cliniche e ricerche scientifiche, dall’American Academy of Pediatrics, alla British Psychological Society, all’Associazione Italiana di Psicologia”.
“In sostanza – conclude Lingiardi – adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori. Ciò di cui i bambini hanno bisogno è sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, responsabili. Una famiglia, infatti, non è soltanto il risultato di un accoppiamento riproduttivo, ma è soprattutto il risultato di un desiderio, di un progetto e di un legame affettivo e sociale”.

La cancel culture in Italia e le sue origini statunitensi

“Il tutto è condito dalle chiose che oramai siamo abituati a sentire anche in Italia: “non si può più dire niente”, “dove andremo a finire” e così via.
Le storie raccolte non hanno nulla o quasi in comune tra di loro. Certo, sullo sfondo negli USA c’è la vigorosa protesta del movimento BLM, ma nessuno ha chiesto la chiusura di una serie TV, il ritiro dal commercio di un giocattolo o il licenziamento di un liutaio.
Non c’è stata nella maggior parte dei casi la call-out dei cosiddetti (dalla destra) social justice warriors (sulla escalation di questo termine è utile dare una lettura al paper di Sean Phelan, Associate Professor at the School of Communication, Journalism and Marketing, Massey University, Wellington), eppure tutto viene frullato ed etichettato come Cancel culture.
Si tratta, né più né meno, del metodo utilizzato con altre etichette, dalla teoria del gender al buonismo al politicamente corretto.”

Storia della parola “buonismo”

“A ogni sparata di Salvini contro il buonismo di chi difende i diritti umani, corrisponde la reazione, comprensibilmente indignata, di intellettuali e giornalisti che rispondono che no, rispettare il prossimo non è sdolcinato, è decenza elementare. È una buona cosa questa presa di coscienza. Eppure l’impressione è che manchi un pezzo. Quello che ci siamo dimenticati, forse, è che, c’è stato un passato non troppo lontano in cui gli attacchi al buonismo arrivavano più o meno dagli stessi ambienti che oggi lo difendono (anzi, più precisamente, difendono il loro diritto a non essere incivili). Cioè da un’Italia liberale e colta.”

La ragazza bendata: una scuola più matura e democratica è possibile

L’ultimo episodio sulla studentessa bendata duranta un’interrogazione spinge a una riflessione sul ruolo insegnante, messo sotto pressione da esigenze amministrative che minano sia il momento didattico sia quello della valutazione. Entrambi in realtà, già da ora e senza risorse materiali aggiuntive, possono essere innestati su una più attiva e matura compartecipazione tra professori e studenti, per una scuola più sensibile a pensare il percorso di ciascuno sulla base dei punti di partenza e degli obiettivi personali più che di un modello sempre meno utile di studente.

L’università italiana tra miti e realtà

Da un’inchiesta partita dall’Inghilterra Il Mulino riflette sull’aderenza alla realtà di alcuni luoghi comuni sull’Università italiana: baronato, clientelismo, scarsa qualità?

🆕 La pandemia è finita (ma solo per i ricchi)

I due anni di pandemia hanno dimostrato le differenze importanti tra diverse classi sociali. Ancora adesso l’emergenza pandemica è finita solo per pochi, che stanno modificando in maniera significativa le proprie abitudini di vita verso isolamento e accessi esclusivi a luoghi e servizi.

Chiese del mondo

Quel reddito secondo Francesco: reddito universale e pandemia

Se il lavoro è il perno dell’erogazione del reddito, in estrema sintesi, è perché la riflessione religiosa pone un fondamento assoluto nella dimensione etica che, nel contributo all’opera della Creazione, un membro di qualsiasi classe sociale può realizzare. In tal senso la diffidenza di Francesco verso un mezzo universale ed incondizionato, possibile agente di rottura di quella relazione sociale e morale che l’opera umana invece costruisce. In una lettura della globalizzazione della vita economica non del tutto positiva, l’umanesimo integrale del Papa condanna la negazione dell’umano nell’idolatria del denaro, nel consumismo sfrenato che mercifica il consumatore-cittadino, nell’economia dello scarto, nell’autonomia assoluta della finanza che conduce allo sfruttamento del lavoratore e alla sua solitudine. Il Papa per cui il capitalismo è ideologia che dà veste morale alla disuguaglianza ha pertanto titolo di non essere in contraddizione con la propria contrarietà al reddito universale.
Cosa accade tra 2017 e 2020?

Decostruire l’immaginario maschile della chiesa

Teologa, biblista, scrittrice, Anne Soupa nasce nel 1947 a Parigi in una famiglia della Resistenza francese. Laureatasi a Sciences Po nel 1968, studia diritto privato a Paris-Nanterre e teologia all’Université Catholique de Lyon, per poi conseguire il dottorato in teologia presso l’Institut Catholique de Paris. Lavora per la Bayard Presse e poi per Cerf, casa editrice di riferimento dei domenicani, dove cura commenti di esegesi attraverso la rivista Biblia. Balza agli onori delle cronache a seguito di una sconsiderata dichiarazione rilasciata il 6 novembre 2008 dal card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, a Radio Notre-Dame: rispondendo a una domanda relativa al ruolo delle donne nella Chiesa, Vingt-Trois aveva detto che «La cosa più difficile è avere donne che siano formate. La questione non è avere una gonna [jupe], ma di avere qualcosa in testa».
Anne Soupa, assieme a Christine Pedotti, intellettuale di formazione storica e politologica, giornalista della storica rivista Témoignage Chrétien, non solo aveva deferito il prelato all’Officialité, il tribunale ecclesiastico di Parigi, per affermazioni sessiste, ma aveva fondato il Comité de la Jupe. Dopo una marcia civica di cattolici nel 2009, la rete aveva promosso un’inchiesta nelle parrocchie parigine per comprendere il ruolo delle donne. André Vingt-Trois, all’epoca dei fatti capo dell’episcopato francese, dopo le mobilitazioni di cattolici di altre diocesi, avrebbe poi fatto un passo indietro, dichiarando la «goffaggine [maladresse] dell’espressione». Ma il dado era tratto.

Il mondo che vorrei – intervista a Papa Francesco del 10 gennaio 2021 

L’ultima intervista di Papa Francesco in cui tratta tematiche attuali: dalla pandemia alla “cultura dello scarto”.

Dopo il Responsum uno spiraglio

È stato reso noto il 15 marzo un Responsum, datato 21 febbraio, della Congregazione per la dottrina della fede circa il quesito relativo al «potere» della Chiesa d’impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso. Firmato dal prefetto, card. Ladaria e, durante un’udienza a lui concessa, approvato dal papa, il documento, dopo aver espresso una risposta seccamente negativa, la motiva sulla base di una nota esplicativa.

Papa Francesco dal populismo al popolarismo

L’attività politica dei cristiani comporta la volontà di rendere il popolo protagonista attivo della vita pubblica, in modo da dare pienezza alla vita della democrazia. Francesco definisce questa prospettiva ricorrendo al termine «popolarismo»

La sfida arcobaleno dei cattolici tedeschi

Lo strappo tedesco può essere considerato un fronte del più ampio conflitto tra tradizionalisti e liberali che si consuma dietro le quinte del Vaticano fin dall’ascesa di Bergoglio, ed è perfino possibile che il papa stesso, benché ufficialmente l’abbia approvata, non fosse necessariamente favorevole a una presa di posizione così netta sulla questione delle benedizioni. In ogni caso, il fatto che questa protesta si levi proprio dalla base cattolica della Germania è un fatto che Roma non potrà ignorare. La chiesa cattolica tedesca è infatti tra le più ricche e influenti del mondo, ma anche tra quelle più danneggiate dallo scandalo dei preti pedofili. Secondo i dati ufficiali, dal 1990 a oggi una media di centomila persone ogni anno – con un picco di 272mila nel 2019 – ha chiesto che all’anagrafe venisse cancellata la propria registrazione alla chiesa cattolica (in Germania alla nascita viene chiesto di dichiarare la propria religione e confessione).

🆕 E se la riforma della chiesa passasse dalla riforma dell’episcopato?

In sequela del sinodo, una riflessione sul ruolo e il potere dei vescovi nella comunità ecclesiale, all’interno di un dibattito a più voci.

🆕 Devozioni e politica in un saggio di Daniele Menozzi

Le devozioni nascono non solo come espressione della pietà ma anche come modo di lettura e d’intervento nell’attualità. Alcuni esempi storici sul culto ad alcune delle figure più importanti del cattolicesimo.

🆕 Perché aspettare di farsi travolgere?

Le chiese europee stanno cambiando i loro rapporti interni e il modo di avvicinarsi ai problemi. In Italia queste iniziative stentano a decollare.

🆕 Quel sinodo che non volevamo e che ora ci serve

Sin dal convegno di Firenze 2015 il papa ha mostrato una cura particolare per la chiesa italiana, che si è dimostrata ritrosa all’opera quotidiana di riforma dell’istituzione e del rapporto con le persone cui il papa la invitava. Il sinodo italiano, contemporaneo a quello mondiale, è un ulteriore tentativo di Francesco per costringere la chiesa italiana a fare i conti con sé stessa.

🆕 Cosa racconta la svolta pro-lgbt nel cattolicesimo USA

La presa di posizione di alcuni vescovi degli Stati uniti sulle discriminazioni sessuali agita la chiesa. Papa Francesco cerca di tenere insieme approccio «aperturista» e continuità. Ma non basta un semplice aggiornamento dottrinale.

🆕 Polonia: l’attivismo dei vescovi

Il presidente dell’episcopato polacco, mons. Gadecki,  esprime la «profonda preoccupazione e turbamento per le informazioni provenienti di recente da alcuni ambienti della Chiesa cattolica in Germania». In particolare delle discutibili tesi emerse e votate (ma non ancora definitive) dalle assemblee sinodali. Esse riguardano l’identità sessuale (omosessualità, convivenze ecc.), il complesso di inferiorità del credente rispetto alla cultura laica ambientale, la logica aziendale più che evangelica del corpo ecclesiale, la modifica del ruolo presbiterale (viri probati e donne preti), le benedizioni alle coppie omosessuali, l’autorità e la responsabilità della gerarchia.

Lavoratori e poveri

La finanza non è un tabù

È necessario sgomberare il campo dalla fallace ma ancora diffusa idea nei mondi ecclesiastici che il fine (di bene) giustifichi i mezzi con i quali viene raggiunto […] sgomberare il campo dall’idea che la finanza, a fronte di una complessa e scarsamente regolamentata globalizzazione economica, sia sinonimo di male assoluto, con nostalgiche e mitizzate forme di decrescita. «Anche la Chiesa è operatore economico e finanziario», affermano le linee guida: la finanza è uno strumento corrente per operare […] sgomberare il campo dall’idea che tutto possa essere risolvibile mediante appelli generici alla dottrina sociale della Chiesa, regolarmente accompagnati da una prassi tutt’altro che irreprensibile: come l’articolato incedere dell’enciclica Laudato si’ mostra, il mondo economico-finanziario è complesso: occorrono regole chiare (il testo della CEI lo è), applicare la trasparenza (a proposito, non si parla più di pubblicare i bilanci delle diocesi?), condividere le decisioni e smettere di affidarsi al primo esperto che mastica due termini di inglese finanziario.

Tutte le colpe del divano di casa

Le affermazioni riportate sono tutt’altro che casi isolati o frasi male interpretate. Esse sono indicative di due tendenze con le quali occorrerà fare i conti. La prima è la persistenza in ampi settori della sinistra italiana del rifiuto di un impianto universalistico dello Stato sociale, in nome della difesa del perimetro del lavoro da una possibile contaminazione con le situazioni, supposte degradanti, di povertà, perimetro del quale non si colgono tutte le smarginature in corso con la conseguente diffusione di forme di povertà legate al lavoro e alla bassa intensità lavorativa familiare. La seconda tendenza, strettamente legata alla prima, è la depoliticizzazione del discorso sulla povertà del quale i dirigenti citati si rendono protagonisti, riducendola a una questione puramente individuale o al più familiare che porta a considerare meno rilevante ciò che la determina.

Siria, le ferite fisiche, economiche e sociali causate da quasi 10 anni di guerra, di sanzioni e crisi sanitaria

Nonostante siano passati 10 anni, in Siria la situazione non cambia. Alla tragicità della guerra si aggiunge il Covid19. Questo articolo sintetizza la situazione attuale di questo Paese.

Le aziende della logistica stanno divorando la bassa bergamasca

Il modo in cui la logistica procede nella bassa bergamasca ripropone quanto già osservato per la BreBeMi, ovvero la creatività del capitale, la sua capacità di plasmare mondi nuovi, senza badare troppo al fatto che siamo ancorati al solo, e vecchio, che abitiamo. Tra i tanti progetti che si affacciano due catturano l’attenzione: il primo, a Cortenuova; il secondo a una ventina di chilometri da lì, tra Treviglio e Caravaggio.

Crisi di lavoro nella Lombardia locomotrice d’Italia

Una riflessione sulle nuove delocalizzazioni industriali e il rapporto con le amministrazioni locali nella Lombardia dell’epidemia.

La riconversione dei territori deindustrializzati, il caso di Bagnoli

La transizione ecologica passa anche per il ripensamento dei luoghi fino a poco tempo sede della produzione industriale. Il caso napoletano di Bagnoli esemplifica le difficoltà e gli ostacoli di popolazione e amministratori.

I limiti della politica Draghi

Intendiamoci: nessuno si aspettava di rifugiarsi sotto il Patto di Varsavia in cerca di «un piano quinquennale, la stabilità» come cantavano i Cccp. Né ci si illudeva che un governo d’emergenza partorito da un parlamento nettamente spostato a destra, dopo trent’anni di egemonia neoliberista, partorisse un piano coerente con la Costituzione, che, all’articolo 41, parla di «programmi e controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». Perfino la socialdemocrazia svedese ha abbandonato il piano Meidner da decenni, e in Italia il ministero della programmazione economica ha smesso di esistere anche di nome con la Riforma Bassanini del 1999. Quell’orizzonte fu spazzato via non solo dal crollo del socialismo reale e dal trionfo dell’egemonia neoliberista, ma anche dall’incapacità degli stati nazionali di esercitare un controllo sull’economia globalizzata. Eppure fino a pochi mesi fa a Palazzo Chigi, in veste di consigliera economica dell’allora presidente del consiglio Conte, c’era Mariana Mazzucato, teorica dello stato come «venture capitalist» che guida lo sviluppo. Il suo passaggio non sembra aver lasciato traccia.

Il fantasma del salario minimo nel Recovery Plan

In questo clima da caccia alle streghe contro il mondo del lavoro, i lavoratori essenziali sono finiti nell’invisibilità. Infermieri, riders, braccianti, lavoratori della logistica, cassiere dei supermercati, operatrici di pulizia negli ospedali, educatori ed educatrici sociali sono stati via via chiusi in un angolo. Da quella strettoia hanno tentato di uscire in una settimana di fuoco, l’ultima di marzo di quest’anno, che si è aperta con il primo sciopero italiano dei lavoratori e delle lavoratrici della filiera di Amazon, è proseguita con la mobilitazione dei riders in molte città italiane e si è conclusa con lo sciopero nazionale del comparto trasporti e logistica. Mobilitazioni che hanno rivendicato con forza salari dignitosi, un tempo di lavoro congruo con la salute psico-fisica e la garanzia dei diritti sociali elementari (dalle ferie alla malattia, dalla tredicesima al Tfr). Scioperi che hanno invitato i media e la politica a prendere nota di un mondo del lavoro che continua a sacrificarsi nell’ombra per tenere insieme il paese, che consente alla società italiana di andare avanti nelle settimane terribili della pandemia e che è costretto a scendere in piazza, a rinunciare ai magri salari per mostrare la propria esistenza. Gli eroi che devono scioperare per dire alla politica: ci siamo, siamo qui, continuiamo a vivere di salari da fame, senza tutele e senza diritti, siamo quelli che chiamavate lavoratori essenziali, vi ricordate?! A gridare con la disperazione soffocata in gola: essenziali sono i salari, essenziali sono i diritti. Un paradosso, se non fossimo nel paese in cui si succedono classi dirigenti che hanno distrutto quel che resta della civiltà del lavoro, finendo per ridurre il salario minimo a un gioco di specchi nelle bozze del PNRR.

La socialdemocrazia nordica, un capitalismo dal volto umano

Una formula politica avanzata dagli Anni Trenta nel nord Europa è stata esempio di un nuovo livello di armonia tra democrazia e capitalismo.

Commento del Forum Diseguaglianza e Diversità al PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano è stato inviato alla Commissione Europea. Dopo aver lavorato dal luglio 2020 per orientarne le scelte, prendiamo atto che questo è quanto le istituzioni sono in grado di fare. Sull’esito, pesano l’infelice avvio – a partire dalla raccolta dei progetti esistenti – e la scelta, immodificata da un governo all’altro, di assoluta chiusura al dialogo sociale. Pesa, da ultimo, la scelta della classe dirigente europea di mettere la chiusura del Piano davanti alla sua qualità, alla garanzia che essi raggiungano gli obiettivi dichiarati […] Poiché una grande parte degli interventi verrà attuata da amministrazioni locali (soprattutto Comuni) e da articolazioni territoriali di istituzioni pubbliche nazionali (università, porti, scuole), esistono le condizioni perché il processo di attuazione sia sorretto, sollecitato e indirizzato dalle organizzazioni territoriali della cittadinanza, del lavoro e dell’impresa, in uno stretto collegamento con i soggetti attuatori. E per gli interventi aggregati nazionali e per le innumerevoli riforme, sarà possibile stare addosso ai governi che si succederanno, prima che sia Bruxelles a scoprire che gli impegni non sono rispettati. Perché ciò avvenga serve un monitoraggio accessibile e di alta qualità. Serve conoscere tempestivamente obiettivi, tempi, responsabili, stati di avanzamento di ogni riforma e di ogni dato progetto in ogni dato luogo, con un formato aperto che sia usabile almeno quanto OpenCoesione. E serve avere informazioni pubbliche su ogni stadio del processo attuativo attivato da ogni misura del Piano: per incalzare, per smontare burocratismi e collusioni anti-concorrenziali, per portare nelle scelte i saperi diffusi, evitare il finanziamento di progetti inutili o dannosi.

Marx non aveva tutti i torti

Marx mette in primo piano la questione dell’origine del valore, dei processi di scambio delle merci e della funzione del denaro. È una questione semplice, ma che nessuno prima di lui aveva posto con tanta chiarezza. Ed è anche il tipo di questione su cui nessuno si interroga più, a livello accademico o istituzionale, dal momento che lo status quo è dato quasi sempre per scontato. Eppure si tratta di una o forse due questioni centrali: cos’è il denaro? Da dove trae origine il suo valore?

🆕 Il racconto della guerra in Ucraina rivela il razzismo occidentale

Un giornalista riporta su Al Jazeera le differenze di linguaggio di giornalisti e politici occidentali nel trattare la guerra in Ucraina e i conflitti in altre zone del mondo.

🆕 Perché l’Ucraina è una causa siriana

La guerra in Ucraina non è scoppiata all’improvviso e nemmeno negli ultimi mesi. Rientra in un processo unitario localizzabile in differenti aree del mondo, poste a diversi gradi di attenzione ma legate da esercitazioni militari e politiche sempre più evidenti.

🆕 La solitudine degli adolescenti

Gli adolescenti vivono una nuova fase di crisi esistenziale, messi alla prova da sfide individuali e collettive. Rinasce l’esigenza di avvicinarsi a loro con occhi e linguaggio nuovi.

Arte e pensiero libero

Quale bellezza salverà il mondo? Un difficile enigma

Una proposta problematizzante del passo celebre e discusso della “bellezza che salverà il mondo”, dall’Idiota di Dostoevskij. Aspetti di un brano della letteratura che ha molto influenzato il pensiero teologico del secolo scorso.

Spiritualità e teologia

Se l’omosessualità è connaturale

Il santo di Aquino – sottolineò A. Oliva – prese sul serio la realtà e la vita concreta delle persone. Perciò non accettava l’esistenza della natura umana in astratto, ma solo se si concretizzava nelle persone di carne e ossa. E nemmeno una legge naturale unica e uniforme, senza gradualità, senza una obbligatorietà differenziata e indipendentemente dalle eccezioni. Partendo da questo modo unitario di vedere la realtà e la vita, si chiese, studiando il caso della sodomia, se era conforme alla natura umana l’esistenza di un’inclinazione e di un piacere “innaturale” o “contro natura”, vale a dire con persone dello stesso sesso.
La sua risposta fu che questa inclinazione, e quindi la ricerca del relativo piacere, pur andando contro la natura specifica e generale dell’essere umano, era tuttavia “connaturale” o “secondo la natura” di questa persona individualmente considerata. Era questo il modo con cui si concretizzava la natura umana generale e specifica. In questo consisteva la sua “anima”, vale a dire ciò che costituiva e qualificava ogni essere umano in quanto tale.

Costruirsi una fede biblica non dannosa per noi persone lgbt

Il Progetto Gionata è una comunità di cattolici LGBT+ che riflette sulla Sacra Scrittura in un vicendevole scambio tra Parola e vita. Qui una loro breve riflessione per accompagnare nel rapporto con la Bibbia i credenti di orientamento non “tradizionale”.

Una riflessione sull’amicizia

Un pezzo sull’amicizia, in ricordo dell’amica scomparsa: esistono amicizie che si creano su affinità a pelle, altre sulla comune utilità, altre nascono da un cammino di bene. Poi c’è una amicizia che si apre all’universale, pronta ad abitare le lontananze e a includere lo straniero, lo sconosciuto e l’assente.

🆕 I forgive Pope Benedict. I hope others can too.

In inglese. Un giornalista racconta i suoi problemi con Benedetto XVI e mostra come superarli, per andare oltre nella ricerca ecclesiale.

🆕 Donne contro la guerra

L’8 marzo è una ricorrenza politica. Due giovani studentesse di teologia provano a rileggere la storia di questa data alla luce dei recenti avvenimenti di guerra, passando per la figura biblica di Giuditta, donna di fede e coraggiosa cittadina.

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